Questa è la storia di Carolina [nome di fantasia], una persona seguita dal dott. Simone Pesci in un percorso di Psicoterapia.
La storia di Carolina e la sua psicoterapia
Carolina a seguito della separazione dal marito ha sentito l’esigenza di rivolgersi ad uno psicologo per essere sostenuta in un periodo della sua vita e per cogliere l’occasione, a partire da questo evento, di cambiare alcuni aspetti del proprio modo di essere attraverso una psicoterapia.
Inizialmente Carolina aveva paura di affidarsi, provava ansia e vedeva di fare fatica a staccarsi dal marito: definiva il suo problema come incapacità a dare confini, a dire di no, a non farsi carico dei problemi del marito in particolare e degli altri in generale. Tutto questo si esprimeva attraverso sensazioni di ansia, affaticamento e tristezza. Il trasferimento con la bambina nella casa dei genitori inoltre aveva acuito le difficoltà. I conflitti con le figure genitoriali, soprattutto con il padre, erano ritornate prepotentemente evidenti.
Carolina durante gli incontri con lo psicologo descriveva il padre come una persona che pretende molto, capace di dare amore solo in modo condizionato ad un “buon” comportamento. Carolina infatti era cresciuta con modelli di comportamento rigidi, orientata ad un dover essere brava e attenta agli altri, tanto da attivare le proprie risorse in forma di accudimento di tipo “compulsivo”. Ciò le aveva permesso di essere vista dai propri genitori ed essere apprezzata per la dedizione che ci metteva nel fare le cose. Tuttavia sia lei che il padre e la madre la rappresentavano come una persona debole e incapace di riuscire senza l’aiuto di qualcuno, meglio se maschio.
La psicoterapia: la relazione terapeutica e altri metodi
La separazione è stato perciò un evento molto scompensante che ha rotto l’equilibrio precario generando sensazioni di smarrimento, ansia, angoscia.
La psicoterapia è stata l’occasione per rimettersi in carreggiata. Il lavoro psicoterapeutico che è stato fatto insieme è risultato veramente trasformativo. La relazione terapeutica, ancor più delle tecniche e delle procedure, ha giocato un ruolo centrale: l’avvicinamento/allontanamento, il dare e ricevere fiducia, il progressivo aprirsi all’altro hanno permesso quel processo evolutivo che ha portato carolina a stare bene e a crescere.
I metodi, le tecniche e le procedure psicologiche utilizzate (il lavoro con le due sedie per esempio) non hanno fatto altro che sostenere il processo psicoterapeutico. È nella relazione infatti che Carolina ha trovato un nuovo modo di esprimersi, si è permessa di accogliere le proprie fragilità usandole come elementi di forza, ha dato voce alle parti più silenziose di se stessa, sperimentando che è possibile essere amati anche (e forse soprattutto) affermando le proprie idee, ascoltando i propri bisogni, dicendo di no e facendo le cose “sbagliate”.
Ricostruire se stessi: Carolina al termine del percorso psicoterapeutico
Così insieme al professionista, ha portato avanti una psicoterapia al temine della quale Carolina si è sentita più forte, più sicura, una donna con una migliore autostima, meno ansiosa e angosciata. I cambiamenti personali, quelli cioè riferiti al proprio modi di essere e vedere se stessi e il mondo, sono stati tali che quasi non sarebbe necessario raccontare anche le conquiste più fattuali: una casa tutta sua, un nuovo lavoro, un nuovo compagno, una nuova vita, anzi due, la sua e quella del bambino che aspetta.
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