In questo periodo storico è facile sentire parlare di “diritti”. Il diritto di questo, il diritto di quello, il diritto di quell’altro. Si sente parlare spesso anche di “Io”, come entità da soddisfare, contrapposto ad un “tu”. Si sente parlare pure di “libertà” e in molti sentono che ciascuna limitazione è un freno alla propria libertà. Io ho il diritto di essere libero. E gli altri? E la società? E, soprattutto, cosa accade se per qualsiasi motivo vengono imposti dei doveri per la convivenza di un io e di un tu? Le norme e le regole servono per questo: preservarci dal caos. Perché non c’è diritto se non c’è dovere, non c’è un io se non c’è un tu (e anche un noi), non c’è libertà se non c’è, per dirla con Gaber, partecipazione.
A cosa servono le regole
Le regole servono ad armonizzare le condotte degli esseri umani, fornire punti di riferimento, ridurre incertezze, differenze e conflitti allo scopo di regolare la convivenza sociale. Per un bambino, soprattutto, (ma in realtà anche per gli adulti) sono necessaria perché impari a stare in relazione con gli altri.
Le regole nell’interazione adulto/bambino
Il primo compito dell’adulto è regolare i processi biologici di base del bambino (sonno e alimentazione), stabilizzandoli e render ei tempi reciprocamente convenienti. Tra i due e i cinque anni, con la conquista del controllo sfinterico e altri progressi cognitivi e psicomotori diviene fondamentale sapere come comportarsi anche in contesti diversi: le routine domestiche (come si fa il bagno, come si va a letto, come si mangia ecc.) hanno allora la funzione di far acquisire al bambino la sicurezza delle aspettative e delle prevedibilità, una “regolarità” che ha bisogno di regole per funzionare.
Regole, frustrazione e crescita
Le regole si sa, ogni tanto rompono le scatole. Il bambino ha il compito di tentare di infrangerle sia per capirle pienamente sia per imparare a confrontarsi con i limiti. Al genitore spetta il compito di farle rispettare, eventualmente rinegoziarle, sicuramente gerarchizzarle in una scala di valore, prevedere eccezioni ecc.
Molti genitori hanno paura di “sciupare” il proprio figlio, di fargli provare dolore e frustrazione, imponendogli delle regole. ma è la frustrazione che aiuta a crescere: quando il bambino capisce che non tutto ciò che vuole può averlo sarà spinto ad usare le sue risorse e a trovare strategie per superare le difficoltà.
Come dare le regole
Non sono molte le indicazioni di massima per educare i propri figli alle regole. vediamone alcune:
- avere chiare le regole che si vogliono dare
- essere costanti e coerenti
- contestualizzarle nelle varie situazioni
- basarle su pochi principi fondamentali non negoziabili
- saper rinegoziare la regola specifica senza perdere il valore del principio che vi sta alla base
- offrirle, se si può, in forma positiva: “si dice grazie quando si riceve qualcosa” è meglio di “non essere maleducato; “ci sia alza da tavola quando abbiamo finito di mangiare” è meglio di “non ci si alza da tavola”
Quando non ci sono regole
La trasgressione sistematica delle regole da parte di un bambino è una provocazione e una richiesta di attenzione o di aiuto. È importante dare ascolto alle motivazioni prima ancora di colpevolizzare o rimproverare, magari trovando un momento sereno di colloquio su ciò che è accaduto. Quando un genitore non si sente in grado di dare e far rispettare una regola potrebbe avere molta difficoltà a gestire il proprio figlio senza ricorre a punizioni, eccessi di rabbia o a comportamenti aggressivi.
Un bambino deve essere sostenuto nella sua volontà, deve accettare l’esistenza e le esigenze dell’altro e di una collettività, deve sapere cosa può e cosa non può fare, cosa è necessario che faccia e cosa è accessorio, deve essere libero di fare ciò che desidera nel rispetto della libertà di tutti. Ecco a cosa servono le regole, anche se a volte sembra che facciano male.
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