Si calcola che circa l’1% delle persone ha problemi di balbuzie. In molti quindi. Eppure quando uno balbetta può sentirsi il solo a farlo. Anche per questo una persona con balbuzie può evitare situazioni sociali, diminuire il linguaggio parlato, impoverire il pensiero nel tentativo di preservarsi dalla delusione. Ciò in genere ha una influenza negativa sull’autostima e la sicurezza in sé.
Però è possibile superare questa insicurezza. Per farlo, occorrono, in estrema sintesi, tre cose:
- modulare la paura
- cercare supporto sociale
- impegnarsi in un intervento educativo o riabilitativo
Modulare la paura
Le paure non possono essere eliminate, non solo perché è biologicamente impossibile, ma anche perché sono molto utili a preservarci da situazioni potenzialmente pericolose. Tuttavia è necessario non esserne sopraffatti e saperle modulare coerentemente con l’esperienza cui andiamo incontro.
- Smettere di evitare alcune parole. Chi balbetta spesso ha delle parole che gli risultano particolarmente difficili da pronunciare, aumentando l’ansia quando la conversazione sta rendendo più probabile l’uso di quella stessa parola. Anche il solo pensare una parola alternativa nella mente può contribuire ad aumentare l’attivazione ansiosa. Può essere una buona idea quindi accogliere la possibilità di non pronunciare bene la parola; quindi cercarla e non evitarla. È possibile anche fare un elenco delle parole “brutte” e iniziare a confrontarsi con esse, inserendole nei discorsi o ripetendole ad alta voce.
- Uscire dalla zona di confort. Parlare ad un pubblico (che sia una folla o un solo estraneo) è un timore frequente nelle persone con balbuzie. Cercare attivamente situazioni potenzialmente imbarazzanti può aumentare la conoscenza che si ha di se stessi e delle cose che risultano difficili. A volte potrebbe essere interessante anche cercare situazioni emotivamente difficili e balbettare intenzionalmente: ciò contribuisce ad allentare l’idea di dover riuscire sempre e comunque.
- Mostrare i propri talenti. Per ogni cosa in cui ciascuno di noi non riesce si potrebbe trovare un altro aspetto nel quale siamo “ferrati”. Metterlo in evidenza e potenziarlo può contribuire ad aumentare notevolmente l’autostima e a rendere più complessa e articolata la visione che si ha di se stessi.
- Pensare positivo. Certo non è la soluzione, però aiuta. Ripetere a se stessi che si è persone degne di stima o piene di valori e qualità può mantenere l’autostima abbastanza buona.
Cercare supporto sociale
Evitare le persone diminuisce il supporto sociale. Stare con gli altri, se da un lato richiede un certo sforzo, dall’altro ripaga con esperienze e avventure che, qualora colte ed elaborate, possono portare ad al benessere bio-psico-sociale
- Stare con persone che capiscono. Non è necessario per forza rivolgersi ad un gruppo di persone con balbuzie per stare con chi è capace di condividere e capire il problema. Parlare e circondarsi di altri può aiutare a non sentirsi soli o isolati e può rappresentare un porto sicuro quando ci sono giornate storte.
- Parlare con gli amici e i familiari delle paure, delle insicurezze, delle difficoltà può rendere il problema meno denso e pesante. Spiegare la situazione e i propri bisogni può aiutare gli altri a capire, favorendo un atteggiamento di protezione anziché di critica o di esclusione.
- Cercare le amicizie “giuste”. Gli amici che non ci capiscono, che ci trattano come diversi, che si sostituiscono a noi, che ci aiutano troppo, che non si curano affatto di noi, non sono amicizie giuste. Un amico giusto sa capire, sa accondiscendere, ma sa anche criticare e spronare; non si limita a dire le cose che si vogliono sentire. Un amico giusto può parlare fluentemente o avere anche lui un problema di linguaggio: non è infatti una buona idea scegliere persone solo per il fatto che queste hanno le nostre stesse difficoltà.
Impegnarsi in un intervento educativo o riabilitativo
C’è un tempo oltre il quale una balbuzie strutturata non trova generalmente risoluzione senza un aiuto specialistico. Il tempo non cura di per sé e, nonostante qualcuno sostenga il contrario per interesse, non esistono soluzioni immediate e facili: esistono però percorsi capaci di far evolvere la situazione.
- Lavorare con un professionista. Sono molte le professioni che si rivolgono al tema della disfluenza. Per fare un esempio: il logopedista è il professionista sanitario che si occupa degli aspetti tecnici del linguaggio e della voce; lo psicologo è il professionista sanitario che ha la competenza per affrontare con la persona gli elementi della sfera psichica inerenti la comunicazione e il rapporto fra pensiero e linguaggio; il pedagogista clinico è un professionista di area soci-educativa che può educare l’espressività verbale tenendo conto della globalità della persona ecc. Ognuno di questi professionisti osserva il problema “balbuzie” e propone modalità di intervento differenti. Quale scegliere? Non c’è una risposta corretta. L’importante è scegliere un professionista con esperienza, che chiarisca bene le modalità di lavoro e gli obiettivi che si possono raggiungere. L’aiuto professionale è comunque la via maestra per migliorare la propria qualità di vita.
Bassa autostima e insicurezza sono con-causa e esito della balbuzie. Per superare l’insicurezza, elevare la stima di sé e recuperare abilità e disponibilità espressivo linguistiche, come abbiamo detto, occorrono tre cose: modulare la paura, cercare supporto sociale, impegnarsi in un intervento educativo o riabilitativo. Se hai problemi di balbuzie le prime due puoi già metterle in pratica da solo; per la terza possiamo lavorare insieme.
Prof. Dott. Guido Pesci
Psicologo, Psicoterapeuta, Pedagogista Clinico, Psicomotricista Funzionale, svolge attività clinica presso il Centro Studi Specialistici Kromos, ed è Direttore Scientifico dell’Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca, Della Scuola Internazionale di Pedagogia Clinica e della Scuola di Psicomotricità Funzionale “Jean Le Boulch”.
Dott. Simone Pesci
Psicologo, Psicoterapeuta, svolge attività clinica presso il Centro Studi Specialistici Kromos, ed è ricercatore e formatore presso l’Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca. (Contatto diretto: 3339640032).
Dott.ssa Marta Mani
Pedagogista Clinico, Psicomotricista Funzionale, Reflector, lavora presso il Centro Studi Specialistici Kromos ed è docente della Scuola Internazionale di Pedagogia Clinica (Contatto diretto: 3479460319).
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