Anoressia e bulimia, i due principali cosiddetti disturbi del comportamento alimentare, sono molto diffusi nel mondo occidentale. In realtà le persone che rispecchiano nel loro corpo e nella loro estetica conflitti e frustrazioni sono molte di più di quelle che potrebbero essere classificate in base ai manuali come “anoressiche” o “bulimiche”. Tale diffusione è data certamente da fattori multidimensionali tra i quali un peso ce l’hanno le componenti sociali e culturali. Abbondanza di cibo, ideale estetico di bellezza fondato sulla magrezza e l’efficienza, l’importanza attribuita all’esteriorità sono fattori importanti che su alcune persone fanno presa.
Esordio
Se si leggono le storie delle persone con un disturbo del comportamento alimentare molto spesso ci si imbatte in una dieta come momento di inizio “visibile” del problema. Ciò che differenzia le persone con anoressia dai coetanei “a dieta” però è l’ostinazione con cui perseguono l’obiettivo di dimagrire e l’assoluta rigidità nell’osservanza delle norme dietetiche, spesso autoimposte.
Perché
Fermo restando che ognuno è diverso e tutti hanno l propria storia, è frequente che le persone con disturbo del comportamento alimentare si siano costruite nel tempo in un modo che rende il sintomo ambivalente e comunque funzionale al mantenimento di un equilibrio. Un equilibrio di sofferenza e disagio, ma pur sempre coerente. Spesso il sintomo anoressico-bulimico è il tentativo di ottenere ammirazione e conferma, di sentirsi unici e speciali (poco importa se poi finisce per avere anche effetti contrari a questo scopo: in questo caso sono gli altri che sono “stronzi”); un tentativo di opposizione alle eccessive aspettative genitoriali; un tentativo di sviluppare attraverso la disciplina e il controllo un senso di autonomia e individualità ecc.
Come
Tutto questo si accompagna non di rado con una (dis-)percezione della propria immagine corporea, un pensiero del ti “tutto o nulla” centrato sul presente, rituali o pensieri ossessivi, comportamenti impulsivi e/o autodistruttivi e un bisogno, accompagnato anche dalla paura, di essere visti e apprezzati.
Non è un caso che la maggior parte delle persone con una modalità di funzionamento anoressico-bulimica affermi di aver sentito sempre la convinzione di essere completamente inadeguata, impotente, incapace di sostenere il giudizio degli altri. Questo ancor prima di avere vere e proprie preoccupazioni riguardo al cibo e al peso.
Storie comuni
La letteratura scientifica è piuttosto concorde nell’identificare delle peculiarità comuni alla persone con un funzionamento anoressico-bulimico o un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare:
- timidi e remissivi
- ubbidienti
- con rendimento scolastico buono, se non eccellente
- competitivi
Psicoterapia
Considerare il sintomo come una strategia attiva della persona per dare significato e coerenza alla propria esistenza, permette alla coppia terapeuta-cliente di passare dal piano del comportamento alimentare a quello dell’identità personale, privilegiando i temi legati alla costruzione del sé.
All’interno della relazione terapeutica la persona potrà meglio definire i suoi stati emotivi interni, riordinare l’esperienza immediata, discriminare il suo punto di vista da quello degli altri (generalmente invece assunto come proprio), dare forma e coerenza ai propri significati personali, definirsi in modo più complesso e articolato, riconoscere i propri e gli altrui stati mentali, rielaborare il proprio stile affettivo-relazionale.
Il principio fondante della psicoterapia è, infatti, rendere sempre meno necessario il sintomo anoressico e/o bulimico, o comunque la preoccupazione legata al pesos e al cibo, facendo sì che la persona trovi un modo di stare con se stessa e con gli altri altrettanto efficace, ma ben meno “faticoso” e portatore di sofferenza.
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