Il disegno infantile ha un valore espressivo, proiettivo, artistico, affettivo ecc., ma essenzialmente è una espressione ludica. Un bambino che disegna è un bambino che sta giocando. In questa forma di gioco esperisce e comunica emozioni, sensazioni, conflitti, problemi. Ovviamente a seconda dell’età il modo di disegnare è diverso, come diversa è l’intenzionalità. Prima di vedere quali sono i 4 dubbi più comuni dei genitori e dare alcune risposte, è necessario vedere i passaggi più significativi dello sviluppo del disegno:
Lo sviluppo del disegno infantile
dai 18 mesi ai 2-3 anni
- I primi tentativi grafici in genere si collocano introno ai 18 mesi. Il bambini inizia a fare alcuni segni su una superficie. Questi segni sono una gradevole forma di attività motoria e un modo per scaricare l’energia psicocinetica. Assumono però ben presto una funzione ludica, inserita sempre in un contesto di piacere essenzialmente motorio. Gradualmente però al piace motorio il bambino associa il fatto che riesce a lasciare traccia, a imprimere quel segno e a dirsi “l’ho fatto io”. Inizialmente dunque lo scarabocchio è un processo cinetico che provoca piacere motorio e visivo, espressione dei movimenti del braccio e della mano sostenuti dal moto di tutto il corpo.
- Successivamente la coordinazione tra occhio e controllo motorio consente al bambino di tracciare seguendo la sua volontà ancora non vi è intenzionalità rappresentativa né di contenuto, però il gesto è controllato ed elaborato.
- Con l’emergere della funzione simbolica è possibile individuare l’intento rappresentativo. A livello formale non sembra cambiare nulla negli scarabocchi però il bambino inizia a non vedere più solo le linee prodotto dal suo movimento e scorge in quello che fa delle figure cui attribuisce un nome, grazie al linguaggio che si va sempre più sviluppando e arricchendo. Ora, ad ogni cosa scarabocchiata corrisponde un nome.
- Subentra successivamente la volontà del bambino di rappresentare il suo mondo, secondo una rappresentazione “esatta”. Dapprima si tratta di un realismo “fortuito” in quanto il bambino, realizzando qualcosa, scopre una somiglianza con oggetti del mondo reale.
dopo i 3 anni
- Tra i tre e i cinque anni la volontà di rappresentazione della realtà non corrisponde ad un esito positivo. Si tratta di un realismo “mancato”. Il bambino cerca di far assomigliare il suo disegno a ciò che vede, un tentativo reso complicato dalla non ancora sufficiente maturità cognitiva e motoria.
- Tra i cinque e gli otto anni, superati gli ostacoli cognitivi e psicomotori, i disegni diventano assomiglianti a ciò che vede, compiutamente realistici, sebbene non siano mai una copia identica del modello. La somiglianza per un bambino è definita, diversamente da quello che fa un adulto, dal fatto che si possano riconoscere nel disegno tutti gli elementi essenziali ad identificare l’oggetto. Per un adulto invece, la somiglianza è data dall’aderenza “fotografica” all’oggetto che si vuol rappresentare. Il bambino non si preoccupa delle diverse prospettive, dei punti di vista, del fatto che le pareti non sono trasparenti o del fatto che nel disegno compaiono cose presenti solo nella mente del bambino stesso.
- Con l’interiorizzazione del linguaggio egocentrico e con lo sviluppo della teoria della mente il bambino diventa capace di disegnare a partire dal suo punto di vista. Si tratta di un passaggio dal realismo “intellettuale” ad un realismo “visivo”.
4 risposte per 4 dubbi
In tutto questo percorso di sviluppo i genitori spesso offrono al bambino fogli per disegnare ciò che vuole, spesso con l’intento di impegnarlo in una attività tranquilla ed autonoma. È bene ricordarsi ogni tanto però che disegnare è giocare e che si può giocare insieme, costruendo disegni e collaborando alla rappresentazione. Frequentemente i genitori si pongono delle domande riguardo al disegno infantile.
Vediamo le 4 più comuni:
- Lui non riesce a disegnare ed io sì: come si fa a disegnare insieme? Le diverse abilità dell’adulto e del bambino non devono spaventare e possono essere una occasione di crescita per il piccolo a patto che non venga prevaricato o sostituito nell’esecuzione delle forme e degli oggetti. Può capitare che chieda un aiuto e che il genitore faccia per lui qualcosa, ma il bambino dovrebbe anche essere incoraggiato a fare le cose come gli riescono.
- Colorare disegni pronti o fare un disegno libero? Sono due modalità di gioco differenti. La prima ha il pregio di permettere al bambino di giocare solo con il colore e di impegnarsi a rendere bello e personale qualcosa che ancora non lo è del tutto; il disegno libero è ciò che consente di esprimersi in totale libertà. Una sana alternanza di queste modalità, affiancata anche da disegni “suggeriti” (disegna un sole, disegna una casa nel bosco ecc.) permette di sviluppare aspetti molto diversi tra loro.
- Il bambino va fuori dai bordi: è grave? Innanzi tutto è necessario mettere in relazione le abilità con l’età e lo sviluppo cognitivo. Non si può pretendere che un bambino molto piccolo sappia rispettare i bordi e abbia un controllo motorio così efficace e raffinato. Poi c’è sempre da chiedersi se in quel momento è interessato a rispettare i bordi e a essere preciso: a volte dare una idea sommaria di un oggetto, anche ad età più grandi, è più che sufficiente.
- Il bambino non disegna in modo esatto la realtà: ha un ritardo? Purtroppo succede anche alla scuola dell’infanzia che qualche insegnante rifaccia fare più e più volte un disegno perché il bambino ha fatto il tetto della casa blu. Prima considerazione a proposito: siamo sicuri che quel bambino non abbia in mente qualche casa che ha nel tetto degli elementi di blu? Seconda considerazione: siamo sicuri che sia per lui importante raffigurare il tetto secondo la convenzione? Insomma, è importante capire quando è un problema del bambino o un problema dell’adulto.
Quando chiamare un professionista?
- Quando le abilità dimostrate dal bambino sono particolarmente e sistematicamente diverse dai bambini della stessa età
- Quando i contenuti dei disegni sono sistematicamente o ripetutamente “strani”, sembrano mostrare paure e preoccupazioni eccessive ecc.
- Quando durante il disegno il bambino fa frequentemente verbalizzazioni che sembrano raccontare un disagio.
Conclusioni
Cari genitori, cari nonni, giocate con i vostri bambini, disegnate con loro. Lasciate che i bambini disegnino, che creino, che parlino attraverso questo bellissimo mezzo. Non mettetevi lì a interpretare e filosofeggiare o a scovare ritardi nello sviluppo cognitivo e psicomotorio o traumi e situazioni problematiche. Se avete dei dubbi sulle abilità che il bambino dimostra, sui contenuti che rappresenta o su ciò che dice durante il disegno, chiedete piuttosto ad un professionista.
E soprattutto quando un bambino, anche se non è il vostro, vi regala un sole disegnato di verde scuro come un groviglio di linee, fate in modo che di vedere anche voi con lui in quelle tracce uno splendido sole.
Ora dovreste essere in grado di scegliere consapevolmente se avete bisogno di un professionista. In tal caso compilate il form per contattarci o telefonate direttamente ad uno dei nostri professionisti come ad esempio:
- Dott.ssa Marta Mani, Pedagogista Clinico® (Contatto diretto Tel. 3479460319)
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