Hai chiuso la macchina? Hai spento il gas? Domande che ognuno di noi si è fatto almeno una volta nella vita, in genere senza darci troppo peso.
Per alcuni, invece, controllare, ponderare, riflettere, essere acuti e razionali è un modo di vivere. Non importa essere Jack Nicholson nel film “Qualcosa è cambiato” o Leonardo Di Caprio in “The Aviator” per soffrirne o perdere molto tempo prezioso: quelli sono casi che i manuali diagnostici considerano inquadrabili come Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). C’è infatti un continuum tra chi ogni tanto si chiede se ha lasciato acceso il gas e chi mette in atto rituali molto complessi. E a questo continuum si accompagnano diversi gradi di sofferenza e disagio.
Una personalità ossessivo-compulsiva
- Enfatizza la ragione e la logica
- Cerca sempre di essere “oggettiva”
- Non si lascia trascinare dall’entusiasmo
- Non gioisce troppo perché “tanto poi…”
- È zelante
- È distaccata
- Ha un elevato senso della giustizia e dell’onestà
- È formale
- È parsimoniosa
- Appare fredda e formale
Tutto questo come detto non costituisce di per sé un disturbo né, allo stesso modo, necessariamente è sentito dalla persona come un problema. Almeno fino a quando il sistema-persona regge e non va in tilt.
Lo scompenso
Le alterazioni significative dell’equilibrio emotivo, sia quelle negative che quelle positive, che non riescono a essere costruite in termini di significato possono dar luogo a degli scompensi. Periodi di stress possono rendere la persona più fragile e vulnerabile, così una gioia o una preoccupazione, un piacere o un dolore, possono rendere necessario per la persona accentuare le idee ossessive e dar loro attuazione in compulsioni e rituali.
La terapia
Una terapia centrata sui sintomi è destinata a fallire. Solo stando in una relazione significativa e attuando un processo di ricerca in cui il terapeuta è garante del metodo di lavoro, è possibile cogliere una esperienza emozionale capace di dar valore alle emozioni, ai punti di vista, di far sentire la persona amata e amabile e di aiutarla a costruire con minore vaghezza il mondo circostante. Solo così le idee ossessive e i rituali non saranno più necessari e la persona potrà farne a meno.
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